Un esperimento ha simulato le condizioni di una nube cosmica formando un precursore di amminoacidi e basi azotate fondamentali per la vita

La vita potrebbe avere le sue radici in una nube cosmica

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Un nuovo esperimento ha evidenziato che gli amminoacidi possono formarsi nelle condizioni gelide delle nubi di gas molecolare interstellari. Questa potrebbe essere un ulteriore prova che la vita come la conosciamo avrebbe le sue radici nello spazio profondo in una nube cosmica.

Congelando l’anidride carbonica e l’ammoniaca, come nei ghiacci interstellari, tipici delle fredde nubi di gas molecolare, poi riscaldando lentamente quei ghiacci, gli scienziati sono stati in grado di creare l’acido carbammico. 

L’Acido Carbammico

L’acido carbammico è una sostanza organica semplice. In biochimica può legarsi al fosfato per formare molecole come il carbamilfosfato, importante nel ciclo dell’urea. Inoltre questa molecola può anche agire come precursore di varie basi azotate ed amminoacidi, che sono gli elementi costitutivi degli acidi nucleici e proteine. 

La scoperta, condotta da scienziati dell’Università delle Hawaii e dell’Università Nazionale di Taiwan, rafforza la teoria secondo cui gli elementi costitutivi della vita sulla Terra si sono formate nello spazio prima di essere trasportate sulla Terra.

“Esiste la possibilità che gli amminoacidi possano formarsi in nubi molecolari fredde. I nostri esperimenti di laboratorio ne forniscono le prove”, ha detto Ralf Kaiser uno degli autori senior della nuova ricerca (rif.). “Abbiamo dimostrato che l’anidride carbonica e l’ammoniaca possono effettivamente formare acido carbammico semplicemente riscaldandosi”.

Componenti essenziali nello spazio profondo

Molti amminoacidi sono stati rilevati nei meteoriti. La missione Rosetta ha rilevato l’amminoacido glicina nella cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko. Altri amminoacidi sono stati trovati anche nel campione di materiale riportato sulla Terra dall’asteroide Ryugu dalla missione giapponese Hayabusa2

Una ricerca presentata nel marzo 2023 ha scoperto che gli asteroidi avrebbero potuto acquisire amminoacidi formati nella nebulosa che alla fine ha prodotto il nostro Sistema Solare. Precedenti esperimenti sono riusciti anche a produrre amminoacidi da analoghi di ghiacci interstellari che interagiscono con le radiazioni ionizzanti provenienti dai raggi cosmici galattici. 

I nuovi risultati mostrano per la prima volta che gli amminoacidi possono formarsi anche senza radiazioni ionizzanti. Inoltre fissano limiti più bassi per la temperatura alla quale gli amminoacidi possono formarsi. La scoperta suggerisce inoltre che gli elementi fondamentali della vita si siano formati prima ancora che si formassero il Sole ed i pianeti.

Purtroppo, finora non è stato confermato il rilevamento di elementi essenziali per la vita in una nube cosmica. Al contrario è stato rilevato l’amminoacido triptofano, che è uno degli amminoacidi essenziali per creare proteine, in una nube molecolare distante mille anni luce.

Un ulteriore prova

Kaiser e i suoi colleghi hanno scoperto che l’acido carbammico, può sublimare mentre la nube si riscalda grazie all’energia delle giovani stelle in crescita al suo interno. “Siamo andati fino a 290 Kelvin (17° C) e sopravvivono nella fase gassosa, quindi potrebbero essere rilevati dai radiotelescopi”, ha detto Kaiser. Questi radiotelescopi includono ALMA, l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array in Cile, che ha fotografato i dischi protoplanetari. 

La scoperta di amminoacidi nei dischi protoplanetari, consoliderebbe ulteriormente la teoria secondo cui gli elementi fondamentali della vita si creano in una nube cosmica dove si generano stelle e pianeti. “Una possibilità è vedere se è possibile formare molecole organiche più complesse anche in esperimenti di laboratorio”, ha affermato Kaiser. 

Mentre i biologi evoluzionisti tracciano l’evoluzione della biochimica sulla Terra, gli astronomi avanzano nella comprensione di come le molecole organiche complesse siano in grado di formarsi nello spazio. Pur lavorando in direzioni opposte continueranno ad avvicinarsi e definire le origini della vita sulla Terra e, probabilmente oltre.

Stefano Gallotta

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