Un gruppo di ricercatori ha individuato in prossimità del Polo Nord enormi sacche di metano, gas serra, protette da uno strato di permafrost

Il pericoloso mare di metano sotto il permafrost Artico

EcoNews

I ricercatori hanno scoperto che nelle profondità del permafrost, che ricopre un gruppo di isole nell’Oceano Artico, si nasconde un mare di metano in costante crescita e migrazione.

Lo spesso permafrost è terreno che rimane ghiacciato per almeno due anni. Questo strato ghiacciato forma un sigillo ermetico che finora ha impedito a milioni di piedi cubi di metano di fuoriuscire. Purtroppo non vi è alcuna garanzia che il potente gas serra alla fine non fuoriesca. I dati sono forniti da uno studio pubblicato il 13 dicembre sulla rivista Frontiers in Earth Science (rif.).

Le sacche di metano

“Al momento, la perdita dal permafrost sottostante è molto bassa. Ma fattori come il ritiro dei ghiacciai e lo scioglimento del permafrost potrebbero sollevare il coperchio e creare un problema in futuro,” ha affermato l’autore principale Thomas Birchall in una nota (rif.), geologo presso il Centro universitario di Svalbard in Norvegia.

La base del permafrost è ondulata, il che crea sacche tra il permafrost e la geologia sottostante. In queste zone il gas proveniente da fonti biologiche e non biologiche può accumularsi e rimanere intrappolato. Se questo sigillo del permafrost dovesse disintegrarsi, potrebbe innescare una reazione a catena. Il forte effetto riscaldante del metano scioglierebbe più permafrost e rilascerebbe ancora più gas. Questo circolo vizioso accelererebbe ulteriormente il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci e le emissioni di metano, hanno avvertito i ricercatori nello studio.

Il permafrost è diffuso alle Svalbard, un arcipelago norvegese situato nel profondo del circolo polare artico a soli 800 chilometri dal Polo Nord. Le missioni che prevedono la perforazione del terreno ghiacciato alla ricerca di combustibili fossili spesso colpiscono accidentalmente sacche di gas naturale, ma secondo lo studio l’entità di queste riserve era sconosciuta.

Il permafrost non è uniforme

Birchall e i suoi colleghi hanno utilizzato dati storici provenienti da pozzi commerciali e scientifici per mappare il permafrost in tutte le Svalbard e individuare queste riserve di gas naturale. I ricercatori hanno scoperto che i depositi ricchi di metano sono molto più comuni di quanto si pensasse sulle isole. Dato che l’arcipelago ha una storia geologica e glaciale simile a quella del resto della regione artica, lo stesso potrebbe valere per altre località coperte di permafrost vicino al Polo Nord.

Lo studio ha scoperto che il sigillo del permafrost sulle Svalbard non è uniforme. Le zone costiere hanno una crosta più sottile di terreno ghiacciato a causa del calore portato dalle correnti oceaniche. Mentre il permafrost nelle pianure era spesso e saturo di ghiaccio, il che significa che ha proprietà sigillanti estremamente buone. Quest’ultimo è in grado di auto-ripararsi, al contrario negli altopiani, il permafrost è più friabile e permeabile a causa delle condizioni asciutte.

Ma il permafrost che ora è a prova di perdite potrebbe non rimanere tale. Secondo lo studio, le Svalbard sono uno dei luoghi del pianeta con il riscaldamento più rapido. Lo strato attivo di permafrost, pochi metri superiori che si scongelano e ricongelano stagionalmente, diventa più profondo con l’aumento della temperatura globale.

Effetti devastanti per il clima globale

Stimare la quantità di metano intrappolato sotto il permafrost è complicato. Pochi sono i punti di accesso e ci sono solo poche dozzine di pozzi da cui trarre conclusioni. Tuttavia, sulla base del luogo in cui è stato misurato il flusso di gas, i ricercatori stimano che potrebbe essere nell’ordine di diversi milioni di metri cubi. “Con lo scioglimento del permafrost Artico, limpatto del rilascio di metano intrappolato sotto il permafrost, porterebbe ad effetti climatici devastanti”, hanno avvertito i ricercatori nello studio.

Martina De Luca

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