Falcon 9 SpaceX sul banco degli imputati per inquinamento dei razzi

Inquinamento razzi e lanci spaziali: qual è la verità

EcoNews

A seguito dei primi voli privati nello spazio a opera di Virgin Galactic e Blue Origin, si è parlato tanto dell’inquinamento dovuto alla propulsione dei razzi. Quindi, quanta CO2 venga immessa nell’atmosfera a seguito di un lancio spaziale ? Le considerazioni sono spesso errate, sparando numeri assolutamente fasulli e conseguenze che, in alcuni casi, non sono affatto dannose per l’ambiente.

Quanto inquinano i razzi per lo spazio?

Secondo uno studio condotto nel 2018 da Everyday Astronaut, soltanto lo 0,0000059% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera sono riconducibili ai lanci spaziali. Il metro di paragone sono i voli aerei, che invece di CO2 ne immettono annualmente circa il 2,4%. (cioè più di 400mila volte in più). Se da un lato è vero che nel 2018 i lanci non sono stati frequenti come nell’anno passato e nel futuro, grazie anche al turismo spaziale, questi aumenteranno a dismisura, dall’altro bisogna considerare che si sono fatti passi da gigante verso l’ecosostenibilità del propellente utilizzato e dei rifiuti spaziali rilasciati dopo ogni lancio.

La maggior parte dei motori di nuova generazione, come ad esempio i BE-3 della Blue Origin, utilizzano come propellente l’idrogeno e l’ossigeno come ossidante. Ciò significa che la loro combustione non produce di certo CO2, ma acqua (H2O) sottoforma di vapore: l’inquinamento prodotto da questo tipo di motori è pressoché trascurabile. Stesso dicasi per i Raptor della SpaceX, che non utilizzano idrogeno, ma metano liquido e ossigeno. Il metano è uno dei gas fossili a più basso rilascio di diossido di carbonio oltre a essere pulito, inodore e incolore.

Il motore BE-3 della Blue Origin nel dettaglio. La fiamma quasi trasparente e con riflessi blu è dovuta proprio alla combustione dell'idrogeno.
Il motore BE-3 della Blue Origin nel dettaglio. La fiamma quasi trasparente e con riflessi blu è dovuta proprio alla combustione dell’idrogeno. Credits: Blue Origin

La sua combustione non produce né biossido di zolfo, né polvere. Il metano, universalmente riconosciuto come il carburante fossile meno inquinante, è utilizzato dalla SpaceX per via della facile reperibilità su tutti i pianeti e le lune del Sistema Solare. Nei piani dell’azienda di Elon Musk, infatti, c’è quella di portare meno carburante a bordo (e quindi meno peso) per poterlo ‘produrre’ direttamente sul sito di atterraggio. Allo stato attuale, il Metano che sarà utilizzato per i lanci Starship è di origine naturale e proveniente dallo stesso Texas.

E la vecchia generazione di motori ?

I motori di ‘vecchia generazione‘, invece, sono alimentati perlopiù da miscele di cherosene. Nel caso dei Falcon 9 della SpaceX, per esempio, viene utilizzato come carburante l’RP-1, mentre per il prossimo SLS della NASA, cioè il razzo grazie al quale torneremo sulla Luna nelle prossime missioni del Programma Artemis, utilizza propellenti solidi come perclorato d’ammonio e polibutadiene acrilonitrile.

Prendendo come riferimento il lancio di un Falcon 9, durante lo stesso si disperdono circa 800.000 Kg di CO2 nell’atmosfera. Un aereo, di media, ne disperde circa 250 Kg per ora di volo. Facendo due calcoli, un lancio di un Falcon 9 costa, in termini ambientali, quanto 400 voli Roma-New York oppure 800 voli Palermo-Dublino. E se si pensa che, all’anno, ci sono circa 15 milioni di voli e soltanto 114 lanci, si riescono a interpretare meglio le percentuali citate in precedenza e capire quanto effettivamente non sia allarmante l’inquinamento provocato dai razzi durante i lanci spaziali.

Space junk: i rifiuti spaziali in orbita attorno alla Terra

La distribuzione dei 'space debris' o 'space junk' attorno alla Terra.
La distribuzione dei ‘space debris’ o ‘space junk’ attorno alla Terra. Credits: ESA

Anche dal punto di vista dei rifiuti spaziali e della sicurezza si sono fatti passi enormi in avanti. SpaceX è stata l’azienda che per prima, anche se nell’ottica dell’ottimizzazione dei costi, ha pensato alla riusabilità dei vettori utilizzati per i lanci spaziali. In passato, i primi stadi (i razzi) utilizzati per portare carico o personale nello spazio, venivano fatti bruciare nell’atmosfera e cadere sulla Terra. Questo comportava certamente un rischio ambientale non elevatissimo, ma certamente non trascurabile soprattutto in caso di errori. Il futuro, che in realtà è già presente – anche se non la norma – tutte le componenti saranno recuperabili e riutilizzabili.

Si può quindi dire che tutto l’allarmismo venuto a galla circa l’impatto ambientale del turismo spaziale è assolutamente infondato. Le aziende, sia per abbattere i costi che per salvaguardare il pianeta, si stanno adoperando o si sono già adoperate per rendere ecosostenibile anche questo business.

Stefano Gallotta

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