Sesso nello spazio

L’argomento sesso nello spazio è di certo uno dei più dibattuti sin da quando l’umanità ha intrapreso le prime missioni spaziali promiscue. Già dopo lo sbarco sulla Luna, infatti, quando si iniziò a guardare verso futuri verso Marte, si aprì una profonda discussione. Astronauti nel pieno dell’età e della forma fisica, posso essere costretti ad un’astinenza di svariati mesi ? Questa privazione potrebbe condurli a una sofferenza sia fisica che psicologica ?

Alcune dichiarazioni rilasciate dalla NASA, a partire dal 2009, sulla volontà di colonizzare il Sistema Solare, hanno reso la questione del sesso nello spazio, e quindi anche delle conseguenti gravidanze, un tema centrale dell’esplorazione spaziale umana.

Le difficoltà del sesso nello spazio

La prima difficolta da affrontare, quando si vuole fare sesso in condizioni di microgravità è il terzo principio della dinamica di Newton.  La conseguenza del terzo principio è, che se la coppia rimane a stretto contatto, i loro movimenti si contrapporranno e di conseguenza le loro azioni non cambieranno la loro velocità. In poche parole si dovrebbe creare un sistema che permetta di annullare le forze di reazione proprio illustrate da Newton. Basti pensare che a tutto ciò si devono aggiungere tutte le difficoltà dovute alla particolare situazione di microgravità e al comportamento del corpo umano in tali ambienti.

Durante i viaggi e le permanenze nello spazio effettuati finora, sono stati osservati numerosi cambiamenti fisiologici, molti dei quali possono influenzare negativamente il sesso e la procreazione. Al momento conosciamo cosa induce la microgravità su ossa, cervello e tessuto ematico , e non siamo ancora in grado di porre rimedio a queste problematiche. Molti problemi che abbiamo riscontrato potrebbero essere dovuti alla variazione di gravità, elevate dosi di radiazioni, situazioni di isolamento, alterazioni dei cicli cardiaci, eccessivo stress o a una combinazione di questi fattori.

La vita si è sviluppata sulla Terra e nella sua forza di gravità. Di conseguenza i processi riproduttivi delle specie viventi nel corso dei millenni, si sono evoluti sotto la costante influenza del campo gravitazionale. Questa forza è quindi indispensabile e ancora non conosciamo come la sua mancanza influisca sulle fasi critiche della riproduzione; dall’atto sino all’influenza diretta sulla fecondazione, gravidanza, nascita e maturazione.

I problemi maschili

In regime di microgravità il sangue tende ad andare verso l’alto, invece che verso il basso, rendendo difficile agli uomini l’eccitazione. La bassa pressione del sangue al di sotto della vita, provoca una contrazione del pene, i cui copri cavernosi, letteralmente si restringono. Bisogna inoltre considerare che, il cuore tende a rimpicciolirsi durante le lunghe permanenze in orbita. Questo si traduce in una minore quantità di sangue che staziona nella metà inferiore del corpo, con una conseguente riduzione di afflusso ai genitali maschili per generare un erezione. Questa difficoltà, mina notevolmente la fiducia dell’uomo sin dai preliminari.

Bisogna inoltre tenere in considerazione che, studi sugli astronauti, hanno appurato che nello spazio i livelli di testosterone maschile precipitano. Questo si traduce in una mancanza di desiderio sessuale per gli astronauti, un serio problema volendo sperimentare il sesso nello spazio.

Per quanto riguarda la produzione di sperma non ci sono particolari problemi. Siccome ottenere un campione è molto semplice, sono stati condotti numerosi studi sulla vitalità del seme umano nello spazio e su come le condizioni spaziali, in particolar modo microgravità e radiazioni, lo influenzino.

I problemi femminili

Nel corso del tempo sono stati condotti anche studi dedicati a come la microgravità influenzi i gameti femminili. Tutti gli studi confermano che nella maggior parte dei casi analizzati, l’assenza di gravità influisce negativamente sul rilascio degli ormoni sessuali, sul numero di follicoli e sulla maturazione degli ovociti. Infatti per le astronaute, è noto che spesso, durante la permanenza nello spazio, esse sopprimono il loro ciclo mestruale usando i contraccettivi.

Molte ritardano la maternità fino a quando non hanno già completato la loro carriera. Poiché l’età media al primo volo spaziale è di 38 anni, per rimanere incinte molte fanno uso della fecondazione assistita. Dal punto di vista dell’atto sessuale in sé, la microgravità darebbe alcuni vantaggi come l’aumento della sensibilità delle zone erogene in virtù di un’irrorazione sanguigna più diffusa. I tessuti vaginali si possono espandere con maggiore facilità e gli ormoni femminili sembrano reagire bene alla riduzione della gravità.

D’altra canto però, la poca contrazione dei muscoli bulbocavernosi che circondano la vagina, dovuta alla microgravità, non permette una corretta irrorazione sanguigna, che non garantisce il sufficiente attrito al pene nella penetrazione. Una altro aspetto problematico per la donna è la scarsa lubrificazione vaginale. I liquidi secreti dal corpo, come lacrime e sudore, tendono a ristagnare nel punto di secrezione in microgravità. Questo renderebbe di sicuro poco piacevole il sesso.

Qualcuno ha mai fatto sesso nello spazio?

Nel 1982 la missione sovietica sulla stazione Salyut 7 fu il primo lancio spaziale con astronauti di entrambi i sessi. Questo diede vita a parecchi rumors su eventuali rapporti sessuali tra i partecipanti alla missione. Ma l’unica donna a bordo, Svetlana Savitskaya, era sposata ed aveva una solida reputazione di donna fedele.

La prima coppia sposata nello spazio sono stati gli americani Jan Davis e Mark Lee, insieme sin dal campo di addestramento della NASA. Il loro matrimonio venne celebrato in segreto poco prima della loro missione nel 1991, a causa della ferrea politica dell’agenzia spaziale, che non ama la promiscuità sessuale tra i suoi astronauti. Nonostante le voci sui loro rapporti a bordo, la coppia non ha mai rivelato se abbiano fatto qualcosa per diventare le prime persone a fare sesso nello spazio.

Altri pettegolezzi spaziali pruriginosi vennero fatti sul cosmonauta Valery Polyakov che, dal 1992 al 1993, trascorse 14 mesi nello spazio. Secondo le chiacchiere, il cosmonauta russo si è avvicinato alla compagna astronauta Elena Kondakova durante il loro periodo insieme alla stazione spaziale MIR. Sia la coppia che i funzionari del Cremlino hanno, però, sempre negato con forza i pettegolezzi che affermavano che i due avevano fatto sesso completamente nudi nell’angusta cabina della MIR.

Sofia Bianchi

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