NEA Scout è composto da un piccolo CubeSat delle dimensioni di una scatola da scarpe (in alto a sinistra) e da una sottile vela solare rivestita in alluminio delle dimensioni di un campo da squash (in basso a sinistra)

Nea Scout: un cubesat verso un asteroide

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Ormai siamo prossimi al lancio del razzo SLS che porterà la capsula Orion verso la Luna. Il 29 Agosto è dietro l’angolo. Il mondo intero è in trepidante attesa per vedere l’ultimo passo di un progetto decennale del costo di 20 miliardi di dollari: il programma Artemis. Che la missione Artemis 1 non sia solo legata al ritorno sul nostro satellite ne abbiamo parlato con il cubesat BioSentinel. Oggi invece è il turno di un altro piccolo veicolo spaziale. Un cubesat installato tra il primo ed il secondo stadio di SLS, chiamato Scout Near-Earth Asteroid (NEA) o Nea Scout. IL progetto è frutto della collaborazione tra il Marshall Space Flight Center (MSFC) della NASA ed il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA. Per la prima volta il cubesat nea Scout utilizzerà una vela solare per raggiungere un asteroide.

La missione Nea Scout

“La genesi di questo progetto parte da una domanda: possiamo davvero usare un minuscolo veicolo spaziale per fare missioni nello spazio profondo e produrre scienza utile a basso costo?” Les Johnson, il principale investigatore tecnologico della missione presso MSFC, ha affermato in una nota (rif.) diffusa da JPL. “Questa è una sfida enorme. Per le missioni di caratterizzazione degli asteroidi, semplicemente non c’è abbastanza spazio su un cubesat per i grandi sistemi di propulsione e il carburante di cui hanno bisogno”.

Il cubesat Nea Scout viaggerà verso l’asteroide 2020 GE, un piccolo asteroide di circa 18 metri di diametro che gira intorno al sole una volta ogni 368 giorni. Per raggiungere la roccia spaziale, il cubesat sfrutterà la fionda gravitazionale con la Luna, e successivamente la suddetta vela solare, che misura 86 metri quadrati. Le vele solari utilizzano la forza delle i fotoni espulsi nello spazio dal Sole. Il vento solare, come “propellente” mentre il combustibile, contenuto in piccole quantità, solo per alimentare alcune manovre. Una volta rilasciata dal suo distributore dopo il lancio, la navicella utilizzerà un boma in lega di acciaio inossidabile per dispiegare la vela solare, realizzata in alluminio rivestito di plastica dallo spessore inferiore di un capello umano.

Gli asteroidi più piccoli di 100 metri di diametro non sono mai stati esplorati da vicino prima. Quando nel 2023 Neo Scout avvicinerà 2020 GE, utilizzerà la sua telecamera scientifica per dare un’occhiata più da vicino. Saranno determinatele dimensioni, la forma, la rotazione e le proprietà della superficie dell’oggetto ed inoltre cercherà polvere e detriti che potrebbero circondare 2020 GE. Poiché la fotocamera ha una risoluzione inferiore a 4 pollici (10 centimetri) per pixel, il team scientifico sarà in grado di determinare se l’asteroide è solido o composto da polvere agglomerata.

L’interesse per i piccoli asteroidi

“Il cubesat Nea Scout realizzerà probabilmente il sorvolo più lento di un asteroide mai realizzato, a una velocità relativa inferiore a 30 metri al secondo”, ha affermato in una dichiarazione Julie Castillo-Rogez, il principale ricercatore scientifico della missione presso il JPL. “Questo ci darà alcune ore per raccogliere informazioni preziose e ci permetterà di vedere da vicino che aspetto hanno gli asteroidi di questa classe” ha aggiunto.

La missione segnerà la prima volta che gli scienziati hanno studiato in dettaglio qualsiasi membro della più piccola classe di asteroidi, 100 metri o meno di diametro, che “aiuterà a colmare le lacune nella conoscenza degli asteroidi vicini alla Terra”, secondo la NASA. Gli scienziati hanno due motivazioni per colmare tali lacune. In primo luogo, gli asteroidi rappresentano le macerie del processo di formazione dei pianeti, in modo da poter far luce sulla storia del Sistema Solare. In secondo luogo c’è la possibilità sempre presente che un asteroide si scontri con la Terra, un evento che gli scienziati vorrebbero comprendere a fondo, per poter un giorno utilizzare un efficace sistema difensivo che impedisca di estinguere la nostra specie.

Stefano Gallotta

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